L’uomo che piantava gli alberi, di Jean Giono, è un libro molto breve (Salani Editore), un racconto eccezionale, a mio parere troppo poco conosciuto e quasi mai usato nella formazione aziendale.
Eppure nelle poche pagine, o nelle edizioni animate che si trovano anche su Youtube, ad esempio qui
emergono chiaramente concetti ed apprendimenti che molto spesso cerchiamo di trasmettere a fatica, quando parliamo di vision e di leadership.
La storia è molto semplice, come pacato ed accessibile è il tono del racconto. Un pastore, Elzélard Bouffier, vive in una regione delle Basse Alpi francesi, oltre mille metri di altezza, spazzata dal vento e desertica (siamo sopra la Provenza). Le condizioni climatiche sono estreme e le scarse popolazioni che lì vivono sono abbrutite dalle difficoltà ambientali, un contesto di aggressività, suicidi, violenza.
Elzélard si è trasferito nella zona dopo la perdita della sua famiglia. Cura un piccolo gregge e ha deciso di dedicarsi da solo al rimboschimento di quei territori, piantando ogni giorno cento ghiande (e successivamente altri tipi di piante). Il risultato è che in soli dieci anni l’area torna alla vita, la presenza delle piante modifica le condizioni climatiche e con una gigantesca foresta, acqua e animali tornano ad abitare il territorio. Un simile beneficio giunge anche per gli abitanti della zona, che, nelle mutate condizioni climatiche, stabiliscono un rapporto virtuoso con il territorio e tra di loro.
Questo avveniva tra inizio “900 e la fine della Seconda guerra mondiale in un’area di diverse decine di Km quadrati, tutto per opera di un uomo solo, che ogni giorno piantava cento ghiande umide in terreni fino ad allora desertici.
Al di là della suggestione narrativa, sulla quale torneremo, una serie di spunti e riflessione sulla vision ( e in qualche modo anche leadership)
Elzélard sa cosa vuole raggiungere, conosce la natura e sa come agire. Vede lontano, oltre sé stesso.
Elzélard infatti non lavora per suo beneficio, semina in terreni abbandonati, non di sua proprietà. Non cerca riconoscimenti, le autorità francesi, nel racconto, definiscono la foresta “naturale”.
Non si avvilisce quando la natura reagisce negativamente al cambiamento, sterminando alcune delle coltivazioni.
Mostra come si possa intervenire su un sistema apparentemente troppo grande per noi, semplicemente cambiando un comportamento individuale.
Mostra come impossibile è solo quando non c’è impegno.
Su questa falsariga a mio parere molto si può lavorare molto nei team e nelle aziende.
Leggendo questo libro, in diversi si sentono toccati emotivamente, provano una sensazione di benessere, e di “empowerment” (parola che non amo ma che in questo contesto credo abbia senso).
“…davanti all’impegno non esiste la parola impossibile”, è uno dei commenti che più mi ha fatto piacere quando ho utilizzato questo testo in ambiti formativi e di coaching. Non ho problema a dire che non sempre ho ottenuto reazioni egualmente positive con l’utilizzo di strumenti più convenzionali (e.g. slide, presentazioni).
Questo avviene perché davanti ad una narrazione curata e professionale come quella di questo libro, istintivamente abbassiamo le nostre barriere all’ascolto, sospendiamo l’incredulità e ci apriamo ai messaggi che l’autore ci trasmette.
E l’effetto su chi legge non cambia quando aggiungiamo che Elzélard non è mai esistito, è solo un personaggio nato dalla fantasia di Giono: la narrazione ha fatto il suo lavoro, l’incredulità resta magicamente sospesa, restiamo aperti al messaggio di chi narra.
Questo perché siamo animali narranti, raccontiamo continuamente storie e vogliamo ascoltare storie. Le narrazioni ci toccano, “arrivano” molto di più dell’elencazione di fatti, della spiegazione di teorie, di modelli.
E’ solo un cenno ad un tipo di formazione basata sulla narrazione, che spesso svolgo, assieme ad altri colleghi coach e formatori, coinvolgendo spesso scrittori professionisti, per trasferire ai team i messaggi aziendali, per mostrare come sia potente lo strumento narrativo e per incoraggiarne l’utilizzo apprendendone i fondamentali.